Vogliamo ricordarlo così, con le sue stesse parole. Pubblichiamo l’intervista esclusiva concessa dal nostro Giulio Meduri registrata nel 2005 durante una collaborazione con Gigi Proietti per l’Associazione Italiana Giovani Talenti.
Gigi Proietti, lei è per tutti uno dei principali simboli dello spettacolo italiano. Alla luce dell’attuale panorama televisivo di personaggi usa e getta cosa crede si prospetti per il futuro? Non ho mai dato peso a queste cose… per il futuro bisogna fare le scelte che si vogliono fare. Io ho cercato di fare sempre il mio lavoro. I fenomeni di moda ci sono sempre stati, meno in teatro, più in TV e qualcosa anche al cinema, ma non bisogna basare le proprie scelte su quel modello, ci sarà sempre perché fa ascolto, fa pubblicità. Bisogna fare le proprie scelte secondo il lavoro che si vuol veramente fare.
Come è iniziata la sua carriera? Frequentavo l’università, c’era una scuola di teatro, ce ne dovrebbero essere molte di più… cambiano le leggi ma questo non lo cambiano mai… comunque, imparai la dizione, tecniche di mimo; le lezioni di recitazione venivano tenute da attori famosissimi, per esempio Arnoldo Foà… poi mi offrirono un lavoro in teatro, mi piacque e capii che volevo proseguire.
Quale tra tutti è il lavoro che Le è più piaciuto fare? In teatro tutto, e lo rifarei tutto! Poi certo, l’esperienza che acquisisci ti permette di scegliere con più scioltezza; l’esperienza, lo studio, la preparazione…”A me gli occhi please” è il lavoro che ricordo con più piacere.
Molti vedono in Lei e in pochi altri una delle poche ultime speranze di nobilitazione dello spettacolo. Oggi alla luce delle condizioni socio-economico-culturali italiane l’Arte viene troppo spesso affidata alla pubblicità. Ci sono risorse alternative meno vincolanti e non tese esclusivamente a commercializzare un prodotto? Dipende dalle scelte che si vogliono fare. Ai giovani voglio dire di non criminalizzare a priori questo aspetto, può far soffrire… io, per esempio, faccio la pubblicità del caffé. Prima dicevo che non era dignitoso, ma poi, anche pensando che si guadagna bene, anche se si pensa che sia poco nobile, mi sono detto che l’importante era farla bene, come tutto il lavoro, perché prima o poi capita a tutti di averne bisogno, ma questo non significa “commercializzarsi”, è un termine vecchio come “popolare” e simili. Ciò che conta è la qualità e avere le idee chiare, non bisogna mettersi a priori in posizione di arroccamento…Andy Warhol ad esempio si è servito per il suo lavoro dell’aspetto economico, ed è Andy Warhol! Bisogna vivere meglio il proprio tempo.
Prendendo spunto da un verso di una Sua canzone “Ma cos’è questa crisi!?” a che punto è il teatro italiano? Sempre in crisi! Ma perché sta nella sua fisionomia… purtroppo oggi la crisi è anche di risorse perché il governo prima sosteneva le attività teatrali, ora invece con i tagli che si fanno si va sempre a colpire la cultura…ma si sta ribellando, ci sono situazioni pesanti. Ci si accorge che i partiti sembrano quasi infastiditi dalle attività culturali, perché non danno la giusta immagine ai politici. La mia scuola, ad esempio, era sovvenzionata e ora è stata chiusa e non ci hanno detto neanche il perché. La crisi non è di autori. Ma molti si stanno allontanando viste le difficili condizioni economiche.
E il cinema italiano? E’ più ondivago: ci sono periodi in cui sembra che venga fuori alla grande, altri no. Ci sono buoni talenti, tra attori, registi, sceneggiatori, ma ognuno “si coltiva troppo l’orticello proprio”! C’è poca comunicazione tra chi fa il cinema. Bisogna rincontrarsi, dibattere…c’è troppa frammentazione.
E la TV italiana? Non si può sintetizzare. Al momento soffre come non mai di un’ingerenza dei partiti che provoca di sicuro uno scadimento di qualità. Non si può sempre pensare di offendere uno o l’altro, la qualità si coniuga difficilmente con il clima di censura. Ma non si deve dire “è brutto” o “è bello”, ma “è televisivo” o “non televisivo”! Il punto di vista estetico non conta perché ormai ognuno la TV se la vede come gli pare. Contano le invenzioni forti, i contenuti, come quelli delle fiction, a volte ce ne sono di buoni, ma manca una linea editoriale sicura e riconoscibile.
Molti ragazzi e molte ragazze, sopratutto quelli che STUDIANO, STUDIANO E STUDIANO per diventare attori si trovano spesso davanti un muro che infrange i loro sogni, che li sconfigge, li demoralizza… gli fa gettare la spugna: i raccomandati e i personaggi “commerciali” di discusso valore e capacità artistiche. Cosa si sente di dire ai ragazzi che abbandonano i propri sogni rinunciando spesso ad anni di sacrifici e ad una formazione più qualificante – rispetto alla richiesta del mercato di questo lavoro – ? Questo è un mestiere difficile,oggi lavorare è difficile!Non voglio essere pessimista, non lo sono mai stato e non voglio esserlo proprio in questa intervista. Ma bisogna chiedersi innanzitutto se si vuole davvero seguire questa strada! Fare esperienze al più presto per chiedersi dentro se effettivamente c’è questa voglia. Conoscersi e provarsi il più possibile per vedere se veramente si ha qualcosa da dire: “sono veramente in grado di farlo? Mi interessa d’avvero anche quando tra venti anni avrò dei figli?”. Oppure è solo “per darsi ‘n po’ de guazza” come si dice a Roma? Io cercavo di far raggiungere soprattutto questo nella mia scuola. Sceglier e sapere che si andrà incontro a ingiustizie. E’ un mestiere difficile soprattutto psicologicamente, bisogna avere i nervi saldi e soprattutto grande senso dello spirito… e la salute! Come dicevano i grandi del teatro. La salute! Detto questo, è il mestiere più bello del mondo!
In pochi conoscono Gigi Proietti nella sua vita privata. Vuole dirci, con poche parole, chi è Proietti spoglio della veste di grande Artista di successo? Un compagno e un padre abbastanza normale, a volte troppo concessivo, nel senso che non sono repressivo, non voglio usare i metodi di cinquantanni fa! Voglio far capire che c’è un riferimento! Poi non mi piace essere molto presente alla vita mondana dei vip o partecipare a questi “party sociali” ma preferisco andare al ristorante coi miei amici, con le mie figlie per scherzare e parlare di… pettegolezzi!
Quale è la differenza fondamentale tra il Proietti degli inizi e il Proietti di adesso? Quale linea evolutiva ha segnato la sua carriera? C’è chi ritiene che sia in involuzione! Io ho fatto tutto nella mia carriera, mi manca solo il clown, forse… ma è il teatro la cosa più importante! Dopo “Il Maresciallo Rocca” infatti sono subito scappato in teatro, non volevo diventare un personaggio televisivo.
Un giovane attore che vuole intraprendere la carriera, cosa NON deve fare? Dire cosa NON fare è ancora più difficile. All’inizio qualsiasi esperienza va fatta, come dicevo prima, anche se si pensa che il pubblico non gradirà del tutto. A questo servirebbero le scuole, era uno degli obiettivi del mio laboratorio. Poi quando ci si può permettere di scegliere, perché non sempre si può scegliere se si deve “campare”, bisogna dare ragione all’istinto e rifiutare cose che non piacciono dal punto di vista della qualità, perché è la qualità che conta, non bisogna rifiutare necessariamente per motivi ideologici o commerciali… magari scegliere un lavoro in cui sei pagato meno ma ti diverti di più perché, soprattutto per i giovani, ci deve essere la necessità di divertirsi, di “giocare”. E’ importante per noi anziani figuriamoci per i giovani! Una volta superai un provino, ma vidi subito che in quella compagnia non mi sarei divertito, allora chiesi una cifra esorbitante e mi dissero “Ma lei è pazzo!” e preferii fare “la cantina” coi miei amici, dove praticamente pagavamo noi per farla. Poi NON bisogna dire genericamente “voglio entrare nel mondo dello spettacolo”, è sbagliato! Non esiste! Esistono diversi mestieri, attore, regista, ballerino, etc.
l’Associazione Giovani Talenti, in collaborazione con la 2° università di Roma e con l’ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e i Consumatori) cerca di aprire gli occhi ai giovani che vogliono entrare in questo mondo, tutela legalmente e previene truffe nell’ambito dello spettacolo: falsi provini, false agenzie ecc… il tutto con l’ausilio dei professionisti del settore. Cosa ne pensa? Da come ne sento parlare penso sia molto utile perché tutto ciò che è sostegno in questo difficile mestiere è assolutamente il benvenuto! Soprattutto all’inizio è importante aver informazioni, e magari un numero di telefono per parlare… io spesso parlo con i ragazzi perché come dicevo questo mestiere è difficile soprattutto psicologicamente e bisogna aiutarsi. E soprattutto ragazzi, ATTENTI ALLE TRUFFE!!! Spesso capita che vi viene detto “dammi i soldi che ti faccio fare un provino con Proietti”, NON FUNZIONA COSI’!!!
(Aneddoto su questa intervista: Gigi partecipò con entusiasmo alla conversazione e alla fine disse “A nì nà pubblicà prima de fammela legge” R: “Maestro la trascrivo e gliela giro in serata, tramite email” “no mandamela tramite FAX che nun c’è vedo” e così fu.)
[20/10/2015 – Marco Morici | Giulio Meduri – tutti i diritti riservati]
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